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Ferghettina: precursori di enoturismo e innovazione in Franciacorta
“WINEAROUND ci ha sganciato da un impegno che era diventato faticoso dietro ad una scrivania, per essere davanti invece a chi viene qui. Ha liberato del tempo per quello che dobbiamo fare”
Siamo in Franciacorta, accolti e coccolati da Laura Gatti di Ferghettina. Un’azienda vinicola che ha sempre creduto nell’enoturismo quando ancora i numeri erano piccoli. Un’apertura sia verso le persone, sia verso le innovazioni, compresa quella digitale. Ma l’aspetto umano è sempre al centro.
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Contenuti
La storia, la famiglia e l’importanza delle persone
Vorrei iniziare l’intervista dal racconto della vostra storia, in questo caso la storia di una famiglia che ha affrontato scelte, rischi, paure per realizzare un sogno. Il successo di oggi, quando e da dove parte?
Ti ringrazio per questa domanda perché da sempre la famiglia e l’aspetto umano caratterizzano la nostra azienda e il nostro approccio al lavoro. Ferghettina, se devo riassumere, è un sogno. Il sogno di mio padre che, da “semplice” viticoltore, partendo senza vigneti e senza possibilità economiche, ha fortemente voluto un’azienda propria. Nasciamo nel ’91 e il nostro nome è quello del primo terreno preso in affitto, Ferghettina appunto. Passo dopo passo, siamo arrivati all’azienda di oggi: ci siamo trasferiti, siamo cresciuti, ma gestiamo ancora tutto al nostro interno, possiamo godere e vivere tutti i passaggi di questo lavoro così bello che da un grappolo di uva arriva in un bicchiere che fa condividere emozioni. Produciamo 500.000 bottiglie di Franciacorta (più una piccola parte di vino fermo) e lavoriamo 200 ettari di vigneto. Mio fratello ed io abbiamo avuto il piacere di esserci aggiunti in corsa e di supportarlo. Siamo entrambi enologi, ci siamo formati perché ci siamo innamorati di questo lavoro, il miglior passaggio di consegne. Non c’è stata imposizione, è stata una scelta. Una scelta che rifarei.
“come si cura una famiglia, curiamo l’azienda”
E come si cura una famiglia, curiamo l’azienda, privilegiando la dedizione, la passione e la cura di tutto: dall’impianto del vigneto, fino alla degustazione. È un grande piacere per noi poter condividere il frutto di lavoro e passione intorno a un tavolo con le persone che vengono a visitarci, sia che arrivino da molto lontano, ultimamente da Tokyo, sia dalla casa confinante.
Legame e importanza del territorio
Prendo spunto dal tuo recente viaggio a Tokyo per una domanda: come vi hanno conosciuto in un paese così lontano come il Giappone? Mi incuriosisce perché il brand Franciacorta ha avuto un successo straordinario in breve tempo ma ha ancora un posizionamento prevalentemente italiano ed europeo.
La risposta è in parte personale e in parte collettiva. Per quanto riguarda Ferghettina, c’è una crescita di conoscenza che deriva dal nostro lavoro di anni, dal semplice passaparola o dalla presenza a fiere commerciali, attività che nel tempo stanno portando i loro frutti e le persone ci cercano. Poi c’è un lavoro di squadra sul brand territoriale. Noi siamo sicuramente fortunati perché abbiamo un Consorzio (Consorzio per la tutela del Franciacorta) che ci supporta molto, che valorizza il marchio come prodotto di qualità e di eccellenza, oltre che tutelarne la qualità anche verso il consumatore e verso i produttori. Fa un’operazione di promozione e di divulgazione del brand, Franciacorta, con costanza, impegno e lungimiranza, puntando sempre in alto.
“in Franciacorta c’è un lavoro di squadra sul brand territoriale”
Questo lavoro trascina tutti noi che siamo sotto il marchio ombrello, innescando un percorso virtuoso in cui il brand territoriale rafforza quello delle cantine e viceversa.
Poi è chiaro che ogni produttore trova il proprio canale, la propria forma di comunicazione e trova il legame tra il territorio e la propria bottiglia. Non dobbiamo mai dimenticare che vendiamo un’unicità, dobbiamo essere coscienti di questa unicità. Noi, ad esempio, pur moltiplicando gli ettari coltivati, abbiamo voluto dare spazio alle identità che arrivano da ogni campo e dall’interazione con il suolo dove ogni appezzamento si trova. Rispetto è la nostra parola chiave, tutelare il territorio di cui oggi noi stiamo godendo affinché possa essere goduto per altre mille generazioni. Voler bene alla terra che calpestiamo tutti i giorni, un concetto che va oltre l’agricoltura biologica. Chiunque vive in questo territorio deve poter godere della sua bellezza, anche se non lavora necessariamente con le viti. Con questa impostazione organizziamo il nostro lavoro, siamo convinti che questo sia il vero valore aggiunto dei nostri prodotti e ci piace che, chi arriva a visitarci, lo possa percepire.
Lo sviluppo dell’enoturismo e l’ospitalità
Le tue parole ci portano alla domanda sull’enoturismo, che per voi sembra essere stato uno sviluppo naturale. Il sogno di tuo padre è diventato un sogno per tante persone, i numeri delle prenotazioni dimostrano un grande successo. Siete diventati una motivazione di viaggio. Il passaggio dal prodotto vino al turismo che importanza ha per voi e che valore date alle visite e alle degustazioni?
Ti rispondo con un racconto che spiega cosa significa per noi ricevere le persone. Quando abbiamo iniziato, nel ‘91, eravamo in un garage. Ebbene, la porta del garage è sempre stata aperta anche se non c’era nulla da vedere dentro se non dei serbatoi di vino, Ma la porta è sempre stata aperta.
Anche oggi che ci siamo trasferiti, noi viviamo in azienda; quindi, chi viene qui viene a casa nostra e quando ricevi una persona a casa tua fai di tutto perché possa stare bene. A volte in passato, parlo di quasi 25 anni fa, ci siamo sentiti dire “ma chi te lo fa fare di esserci sempre, sabato, domenica, sempre, sempre, sempre?”
Non è stato un calcolo, noi ci sentivamo di fare così, di essere così e abbiamo avuto ragione. Adesso tante altre porte si sono aperte, non solo in Franciacorta ovviamente. Si è capito che c’è una enorme differenza tra spigare un vino e tutto il mondo che c’è dietro con le sole parole, magari a una fiera, rispetto all’emozione di chi lo viene a “vivere” qui sul posto, dove lo si produce: solo così riesci a trasmettere una sensazione e una completezza di informazione che nessun’altra racconto può dare.
Perché le persone arrivano, vedono dove siamo, vivono il territorio come lo viviamo noi, fanno il percorso dentro la cantina che porta dalla vinificazione all’etichettatura, e poi degustano il vino percependo il frutto di tutto il lavoro. Il nostro intento è trasmettere almeno una parte delle emozioni che proviamo noi mentre facciamo questo lavoro a chi sta facendo una visita. E devo dire che il feedback che abbiamo è positivo: le persone vanno via contente di aver conosciuto cosa c’è dietro un oggetto, un oggetto che può essere fatto solo in quel territorio.
“ora le cantine sono diventate il motivo del viaggio”
Anche ora che ci siamo ingranditi, strutturati e organizzati con persone dedicate all’accoglienza che ci affiancano e che ci consentono di accogliere l’attuale volume di visitatori, continuiamo a essere sempre aperti per trasmettere un’emozione. Senza emozione, le persone non affronterebbero tre ore di auto o quattro ore di aereo per venire da noi. Se un tempo le cantine erano una cosa da vedere quando le persone si trovavano in certi luoghi di produzione, adesso sono diventate il motivo del viaggio.
Cosa è per voi innovazione?
Hai fatto un racconto bellissimo che inserirei in un manuale di turismo enogastronomico. Ora lo legherei a una prospettiva un po’ diversa, quella dell’approccio all’innovazione. Avete avuto il coraggio di aprirvi quando gli altri erano chiusi, ma avete anche inventato una bottiglia diversa: la quadratura del cerchio. Forse il concetto di innovazione fa parte del vostro DNA?
In realtà noi siamo un’azienda molto tradizionale. Però rubo un pensiero dalla conversazione fra noi prima dell’intervista: in fondo “ogni tradizione è una innovazione ben riuscita”. In questo senso, sì, siamo innovativi, proviamo ogni giorno a fare sempre meglio. Nel nostro lavoro dobbiamo fare i conti con il meteo che comanda la campagna, dobbiamo tirarne fuori il meglio da ogni stagione. Per quanto riguarda la cantina la nostra innovazione è, forse, quella di cambiare il meno possibile quello che la natura ci dà. Però, in effetti, a mio fratello Matteo è venuta l’idea particolare della bottiglia “quadrata”, un contenitore che portasse benefici, dal punto di vista qualitativo, al vino contenuto all’interno.
“ogni innovazione è una tradizione ben riuscita”
Un’intuizione che ha preso forma prima in una tesi di laurea e poi nel complesso progetto della bottiglia a base quadra. Al di là dell’aspetto estetico, che è sicuramente di appeal (può anche non piacere ma esteticamente è un bell’oggetto), ha la funzione specifica: avere quattro lati piatti che consentono una superficie di contatto vino-lievito due volte e mezza superiore a quella di una bottiglia tonda, restituendo maggior complessità al prodotto. È stata, indubbiamente, un’idea innovativa, di sfida, di coraggio. Penso a mio padre che ha accettato una follia che poi, invece, si è dimostrata importante su due fronti: per la qualità, tant’è che abbiamo aumentato il numero dei vini che produciamo dentro questa bottiglia, e dal punto di vista marketing, diventando un tratto distintivo e unico, un elemento di identità.
Come il digitale e WINEAROUND vi stanno aiutando nella crescita
E arriviamo a una innovazione ulteriore che è quella digitale. L’innovazione, come abbiamo visto, non è solo digitale, ma in questo caso il digitale è l’elemento che – in tutto il mondo – ha consentito al turismo e all’enoturismo di fare un salto. Voi perché avete fatto questa scelta, questa “conversione digitale”?
Devo dire che non è stata una scelta facile, avevo paura di perdere il contatto personale con chi ci contattava per venirci a visitare: anche se le richieste arrivavano scritte principalmente via mail, si generava comunque un dialogo. Ma il numero era diventato troppo grande e la gestione era diventata troppo complessa per una persona sola.
“la scelta digitale non è stata facile, ora mi pento di non averla fatta prima”
Facciamo circa 10.000 visitatori all’anno e me ne occupavo personalmente. La volontà e l’esigenza di essere tempestiva nel rispondere mi stava portando a una mole di lavoro inconciliabile con la vita familiare e, inoltre, con il risultato di dare risposte troppo veloci e poco personalizzate, esattamente il contrario del mio modello di rapporto con i visitatori. Quindi, anche grazie al supporto dei miei ragazzi che mi vedevano troppo affaticata, ancora una volta ci siamo lanciati in questo cambiamento verso le prenotazioni digitali. Devo dire che ora mi pento di non averlo fatto prima. Un cambiamento che non solo ha reso più performante e più snella ogni operazione legata alle visite, prenotazioni, richieste, spostamenti e messaggi, ma ci ha sganciato da un impegno dietro una scrivania che era diventato faticoso per dedicarci a chi invece viene qui in cantina. Abbiamo liberato del tempo per fare quello che dobbiamo e vogliamo fare: curare il rapporto umano.
“ogni operazione legata alle visite è più performante e più snella”
Un cambiamento percepito dai visitatori che hanno lasciato feedback estremamente positivi. Naturalmente rimangono alcune esigenze particolari che richiedono un contatto diretto. Ma la maggior parte delle prenotazioni ora avvengono direttamente online con un grande sgravio di lavoro ed un miglioramento nella puntualità e nella precisione.
E poi, immagino, ora avete la possibilità di studiare dati utili al vostro mercato.
Sì, abbiamo iniziato un lavoro di backoffice che prima non veniva fatto per mancanza di tempo. Ora è tutto più semplice ed efficiente. Abbiamo sempre dialogato molto con le persone che vengono in visita: di dove sei? Cosa fai? Come ci hai conosciuto? ecc. Però poi le informazioni non venivano strutturate in un archivio che fosse utilizzabile. Stiamo iniziando ad analizzare questi dati per pensare a proposte mirate su aree geografiche o su target di età: ora abbiamo un patrimonio di dati a disposizione per continuare a migliorare.
Ciao Laura, ti ringrazio per la disponibilità e per la calda accoglienza. Non posso che farvi i complimenti per il percorso fatto fino a qui, insieme all’augurio di ulteriori sviluppi e successi.
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